sabato 9 giugno 2012

Il prigioniero del cielo - ti lascia in sospeso e un po’ deluso



Terminato di leggere un paio di settimane fa, ho preferito aspettare un po’ per scrivere le mie impressioni. Non credo che smetterà mai di piacermi il modo di scrivere di Zafón, che mi ha portato a leggere tutte le sue opere, anche quelle per un pubblico più giovane, ma avevo grandi aspettative da questa nuova uscita e purtroppo non posso dire di esserne entusiasta, anzi!
L’ho letto rapidamente, contenta di rincontrare Daniel e la sua libreria; la storia mi ha coinvolto e sono passata velocemente da un capitolo all’altro senza farmi distrarre da niente e nessuno ma…. l’ho vissuto solo come un libro di passaggio che collega i precedenti al prossimo e dove l’autore fornisce informazioni dettagliate sul passato dei protagonisti (soprattutto su Fermin) e getta le basi per l’opera successiva. Non mi piace terminare un libro e avere la sensazione che non sia finito. Non ho avuto questa sensazione con “L’ombra del vento” e con “Il gioco dell’angelo”; li ho letti, assaporati, divorati, mi sono immersa nel mondo dei protagonisti, ho percorso insieme a loro le strade di Barcellona, di luoghi oscuri e misteriosi….mi sono emozionata. Ricordo che mentre leggevo le ultime righe di queste sue opere ero dispiaciuta, dispiaciuta del fatto che la sera successiva non avrei avuto l’opportunità di leggere ancora Zafón ma in “Il prigioniero del cielo”, praticamente, c’è scritto: “…to be continued” e questo mi ha, diciamo, "irritato" Se voglio questo mi guardo una soap opera. Peccato!

Termino con una domanda all’autore che, logicamente, rimarrà senza risposta: “Non poteva evitare di scrivere un libro di passaggio e unire questo al prossimo? I capitoli sono brevissimi, caratteri e interlinea giganti…. Se non aveva sufficiente materiale per una storia completa, io (e credo molti dei suoi lettori) avrei aspettato volentieri per non rimanere delusa da uno dei miei scrittori preferiti. 

Cri